Pirata. Vi racconto un sogno 15 anni dopo

Siamo stati in lutto come per un parente. Lui era così. Piangevamo senza farci vedere. È durata tanto. Poi una notte mi è venuto in sogno.

Camminavamo sulla strada in discesa. Una strada di montagna. Lui alla mia destra; a sinistra gli alberi, addobbati con festoni rosa. La strada era d’asfalto grezzo e rovinata, con uno strato superficiale di sassolini che scrocchiavano sotto i nostri passi. Per il resto era solo silenzio. Abbassando lo sguardo vedevo le sue scarpe sportive e i jeans, erano chiari. Poi mi ha parlato.

Solo una frase, che tuona ancora nella mia mente ogni volta che penso a lui. Una frase di rassegnazione, sospesa, che lascia tanti interrogativi, ma forse dall’intento consolatorio. Mi ha detto solo:”È andata come è andata“.

 

Roma, è arrivato Giracchio

È colpa di tutti. È colpa della rcs che pare si sia fidata di rassicurazioni a distanza sui rifacimenti delle strade; è colpa del comitato di tappa, che evidentemente ha raccontato scemenze, s’è occupato d’altro, ha sottovalutato il problema e/o era costituito da persone che non sapevano cos’è il ciclismo professionistico; è colpa di noi appassionati, che per tempo avremmo potuto segnalare con più forza, a chi di dovere, la situazione che avevamo sotto gli occhi, anzi sotto ai piedi. 

Indice del decadimento capitale è il fatto che nove anni fa, sulle stesse strade, Kolovanovas non ebbe problemi a sfrecciare a 46.2 km/h di media nella crono conclusiva. Oggi invece i corridori protestano, non vogliono rischiare l’osso del collo, a parte quegli scavezzacolli dei velocisti, e il tempo si neutralizza dopo i primi tre giri. Perciò gli scooteristi romani che vanno a lavoro potrebbero protestare e far neutralizzare il tempo al tornello? Non lo so, però è stato un dispiacere. Eppure per altre competizioni sportive, come per la recente formula E, di asfalto se n’è usato. Forse troppo ed è finito? Che alla rcs piacciano le sfide l’abbiamo capito e si accontenti di aver vinto quelle di aver portato il Giro in Israele e Froome in maglia rosa. Ma un conto sono le sfide e un conto sono i miracoli a Roma. 

Laura Carletti

L’ultima tappa del Giro: la discesa del Teatro Marcello

Il Giro d’Italia è partito tre giorni fa da Gerusalemme ma noi cominciamo già ad analizzare l’ultima tappa: i punti chiave del percorso di Roma, in ordine sparso. Oggi parliamo della discesa del Teatro Marcello.

L’ampia curva a sinistra in fondo alla discesa

Da Piazza Venezia, in leggera ascesa si arriva ai piedi del Campidoglio. Un buon punto per provare un allungo all’ultimo giro. Siamo a circa 2 km e 300 metri dal passaggio dei Fori Imperiali; curva a destra e giù verso via Petroselli. La discesa del Teatro Marcello non è ripidissima, 250 metri di strada larga e con sampietrino per lo più asfaltato. Ci sono però da segnalare numerosi avvallamenti, soprattutto a centro strada. I famosi “serciaroli” in questi ultimi mesi hanno risistemato il lato sinistro della carreggiata a bordo marciapiede. Quindi, se potete, tenete la sinistra. Inoltre, il manto stradale risulta spesso sporco, con un sottile strato di polvere che probabilmente proviene dal sovrastante Monte Caprino, luogo ancora oggi fortemente bucolico. Attenzione particolare in caso di pioggia, potrebbe essere scivoloso. Un gruppone in passarella non avrà alcun problema, ma eventuali fuggitivi nel finale a tutta devono scendere con cautela. Impostate bene l’ampia curva a sinistra, sennò vi ritrovate direttamente da Giggetto al portico d’Ottavia, cucina romana dal 1923.

Laura Carletti

Tour Down Under: abbuoni amari per Porte, la corsa a Impey

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Uno che si fa chiamare “gorilla”  ma siamo nella terra dei canguri; un sudafricano che non è Froome, assente mica tanto giustificato; uno che ovunque va dà spettacolo; le temperature oltre i 40°. Questi i principali protagonisti della ventesima edizione della corsa australiana: Greipel, Impey, Sagan e la canicola.

Il tedesco della Lotto Soudal fa un bel bottino, apre e chiude i giochi imponendosi con i suoi sprint nella prima e nell’ultima tappa, entrambe le volte sull’australiano Ewan e su Sagan. Impey si porta a casa la corsa e colleziona piazzamenti, sia nelle volate, sia nella tappa più dura, quando cede solo 8’’ a un Porte solitario sul traguardo in salita di Willunga Hills. Il campione del mondo, oltre ad imporsi nella passerella iniziale della People’s Choice Classic, vince la quarta tappa e indossa per un giorno la maglia di leader. Tutto questo e non solo è accaduto nel caldo torrido australiano, così insopportabile da far prendere la decisione agli organizzatori di accorciare di 26 Km la terza tappa con arrivo a Victor Harbour. Tappa vinta dal nostro Elia Viviani (Quick Step Floors) con un bellissimo sprint in rimonta su Bauhaus e Ewan.

Un capitolo a parte per gli idoli di casa. Ewan, velocista puro, vince la seconda tappa in cima allo strappo di Victor Harbour e indossa la maglia per un paio di giorni. Porte, dà tutto e di più per bissare la vittoria finale dello scorso anno, ma non ha fatto i conti con il gioco degli abbuoni che premiano Impey e a lui lo relegano al secondo posto della generale con lo stesso tempo.

Laura Carletti

Notizie dall’Australia: Sagan va come un tir

Prima corsa dell’anno. People’s Choice Classic, Adelaide, Australia. È la passarella iniziale del Tour Down Under. Sagan prende, parte, va dall’altra parte del globo, saluta tutti, assorbe il fuso orario, mette la maglia di campione iridato, fa la volata e vince. Passerella o no, è andata così. Il norvegese Halverson, ai -100, per limare sulla sinistra, prende le transenne e si accartoccia nella pubblicità, per fortuna senza conseguenze. Secondo sul traguardo Greipel, davanti a Ewan e Viviani. Appuntamento a martedì con l’inizio della corsa vera e propria, che agonisticamente promette bene.

Speriamo di essere messi altrettanto bene in sicurezza laggiù. Perché solleviamo giustamente tante perplessità per l’inizio del Giro d’Italia in Terra Santa, ma poi ad Adelaide spunta un tir come niente fosse. È successo nella prima tappa del Tour Down Under femminile, anch’esso in corso dall’11 al 14 gennaio. Carico di fieno, a tutta velocità sul percorso, subito dietro un gruppetto di cicliste in transito, estirpa la struttura gonfiabile posta all’arrivo. C’è un video che documenta l’accaduto. Sembra che abbia proseguito per un centinaio di metri, poi si sia fermato e tutto è stato risistemato entro l’arrivo della corsa. Questo avrà avuto tutti i permessi del caso, però ultimamente con i tir non si scherza più. E tantomeno con la sicurezza dei corridori e degli addetti ai lavori. Alziamo la guardia.

Laura Carletti

Santo Tour Down Under

CiclismoPotremmo pure star qui a parlare di salbutamolo, attese di squalifiche, ipotesi di programmi della stagione dei campioni  e invece andiamo sul sicuro e facciamo un salto in Australia. Ecco il ventesimo Tour Down Under che lo sponsor della compagnia petrolifera ha chiamato Santos Tour Down Under ma che per noi è il Santo Tour Down Under perché come tutti gli anni ci riporta alle corse, riapre i giochi, fa ripartire la giostra delle due ruote.

E a guardare la starting list ti accorgi che gente come Sagan, per fare il mostro quando la stagione entrerà nel vivo, è già con le valigie pronte per andare laggiù a gennaio a pedalare al caldo. Occorre evidenziarlo. Squadra di punta la BMC che schiera i due uomini di casa Richie Porte, vincitore l’anno scorso, e Simon Gerrans che di Tour Down Under ne ha collezionati ben quattro. Folta anche la pattuglia degli italiani, sfusi qua e là, tra i quali spiccano uomini veloci come il nostro caro campione olimpico Elia Viviani (Quick Step Floors), Diego Ulissi (UAE Team Emirates), Oscar Gatto (Astana Pro Team), come pure uomini che cercano una stagione di riscatto, vedi Domenico Pozzovivo (Bahrain Merida).

Si comincia domenica 14 gennaio con una frazione che non fa classifica, chiamata People’s choice classic, 50 km in circuito che servono solo da anteprima e per entrare nel clima: una festa organizzata nell’East End di Adelaide. Seguono le 6 tappe vere e proprie, dal 16 al 21 gennaio, tutte nella zona attorno ad Adelaide. Già la seconda frazione si presenta piuttosto nervosa, con sali e scendi continui e un finale a circuito. Le più impegnative saranno la quarta e la quinta tappa, con qualche ascesa più impegnativa nel finale.

I protagonisti: ci sono; l’effetto estate: c’è; il cucciolo di canguro per le foto di rito: ormai sarà nato. Poi dite che non è un Santo Tour Down Under…

Laura Carletti