Al Giro d’Italia è sempre un Giovannelli d’assalto. #DivanoGiro

A Ettore Giovannelli  è rimasto quel modo di fare trafelato, sempre pronto a infilarsi tra la gente a caccia di dichiarazioni decisive, come quando interrompeva meccanici e ingegneri nelle loro attività di precisione sull’affollatissima pit lane. L’impressione è sempre stata: “Oh, scappiamo che arriva Giovannelli”.

Dai circuiti di Formula 1 alle strade del Giro d’Italia, lui non si è snaturato. Nel villaggio di partenza va sempre di corsa, ma a caccia di personaggi in costume, testimonials, artigiani del posto, esperti d’arte, personaggi delle istituzioni. Stamattina era in compagnia di un mammut con delle zanne enormi che in qualche anfratto di Stupinigi lo guardava minaccioso dall’alto. E comunque lui continuava ad essere credibile.

Immagine RaiSport

Poi l’abbiamo ritrovato a Novara nel piazzale dello stadio, dove era stato organizzato il parcheggio dei pullman delle squadre. Ci  è andato sicuro perché avrà sentito il richiamo del paddock  nonostante, a causa del Covid, fosse interdetto a pubblico e giornalisti. E’ rimasto lì, come un felino, dietro alle transenne, a documentare quel vuoto e i pullman piccolini laggiù, dai quali non si affacciava nessuno. Ciro Scognamiglio della Gazzetta aveva la faccia di uno appena uscito dalla cabina di un bagno chimico, che di solito sono piazzati nelle aree defilate dei grandi eventi e, incappato in Giovannelli, non ha avuto scampo.

Foto Fabio Ferrari/LaPresse

La tappa era tutta piatta. La fuga a tre di Taliani, Marengo e Albanese viene tenuta lì per lungo tempo dal gruppo. Nel finale le squadre dei velocisti si organizzano, ma esce una volata un po’ disordinata con treni che perdono vagoni, Gavira che si ostacola con Molano e Merlier (Alpecin-Fenix) che la spunta su Nizzolo e Viviani.

Laura Carletti

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